A Roma, sulla facciata di un palazzo viene affisso un manifesto. Chi passa lo guarda e pensa di averla già vista quella immagine. Gianni fa lo stesso, va al bar e dopo aver ordinato il solito cappuccino tiepido, chiaro e senza cacao continua a rovistare tra gli scatoloni della memoria per trovare un piccolo indizio utile a fargli tornare alla memoria anche solo un dettaglio di quella scena.
Avanti così per mattine e mattine, fino a quando un giorno il barista si sbaglia e invece del solito cappuccino tiepido, chiaro e senza cacao gli porge un cappuccino bollente, scurissimo e con il cacao. E’ in quel momento che Gianni ricorda.
Il manifesto è la celebre immagine del 29 aprile 1945 con i corpi di Mussolini e Claretta Petacci appesi a testa in giù a piazzale Loreto, solo che la fotografia è ribaltata. Avviene così a Roma. Sul muro del palazzo che ospiterà la Casa della Memoria è comparso un manifesto come quello che ha visto Gianni.
Gianni però dice che non basta ribaltare un’immagine per cambiare il senso della storia o cancellare l’orrore che deriva da quel passato.
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Da qualche tempo ci pensava spesso. Era un’insinuazione che stava invadendo il suo cervello: “Se suicidandomi non posso assicurarmi un posto in Paradiso, tanto vale guadagnarsene uno nei gironi dell’Inferno” – considerava davanti alla tv, poi però non aveva mai avuto il coraggio di farlo.
Non ci si improvvisa mica. Non è che tra una sigaretta e l’altra fumata sul balcone, si decide di fare un salto giù senza prendere l’ascensore; e neppure si decide di farsi travolgere da un treno durante una passeggiata domenicale lungo i binari della ferrovia.Metodo. Togliersi la vita richiede metodo.
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