Ichino e l’Art.18: come voleva cambiarlo il PD?

Anche questa mattina il dibattito politico italiano è animato dalle norme che il Governo ha promesso di attuare per rilanciare lo sviluppo economico del nostro Paese. L’Unione Europea attende con ansia l’attuazione dei provvedimenti ed i sindacati, ma anche buona parte dei lavoratori italiani, si sono accesi nella contestazione. Questi provvedimenti sono stati in grado dopo anni di unire il fronte Cgil-Cisl-Uil nell’indignazione.

Oggi il Ministro del lavoro Sacconi lancia l’allarme terrorismo come frutto di una tensione sociale sempre più crescente. Non credo che si sia già a quel punto, ma sono rimasto colpito dall’intervento su Libero di Pietro Ichino, senatore PD che già in passato propose una sostanziale modifica dell’Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Sacconi ha aperto ad un dialogo con Ichino.

Come vede Ichino il nuovo Articolo 18? Il senatore democratico nel 2009 ha presentato un disegno di legge (il 1873) che prevedeva un “contratto unico di inserimento a tempo indeterminato con protezioni crescenti per il lavoratore (eccetto i contratti con contenuto formativo, i contratti a termine per le sostituzioni stagionali o temporanee). Era prevista la protezione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori per i licenziamenti disciplinari ingiustificati, ma non per quelli legati a motivi economici e organizzativi. In questo caso scatta l’indennità pari ad un mese per anno di anzianità, oltre al trattamento complementare di disoccupazione a carico dell’impresa, su modello scandinavo”. (da Il sole 24 ore)

La proposta di Ichino non ebbe corso parlamentare e Francesco Rutelli il 10 novembre 2010 fece approvare una mozione che impegnava il Governo a procedere nella direzione indicata da Ichino. Alcuni esponenti del PdL non votarono la mozione. La proposta di Ichino oltre che ridurre la frammentazione del mercato del lavoro eliminando le svariate tipologie di contratti, prevedeva anche maggiore flessibilità in uscita per il lavoratore.

Sempre da Il sole 24 ore: “Sulla flexicurity i partiti di opposizione sono ancora più attivi. È firmato da Anna Finocchiaro e Tiziano Treu il disegno di legge 1110 che riguarda l’indennità di disoccupazione per tutti i lavoratori (è una delega al governo) pensato proprio per allargare le tutele a chi non ne ha con un sistema omogeneo, riducendo i tempi della cassa integrazione. Sempre Treu, insieme ad altri esponenti del Pd, ha firmato il disegno di legge 2419 che riguarda misure per favorire l’ingresso delle donne e dei giovani nel mondo del lavoro. Per le donne si prevedono agevolazioni fiscali a chi assume. Per i giovani si distinguono i casi dei cosiddetti drop out (emarginati) che hanno bisogno di formazione professionale per entrare nel mercato del lavoro; invece si prevedono incentivi per chi assume giovani laureati e precari, oltre a benefici per il lavoro autonomo”.

In Italia parlare di norme che aiutano il licenziamento è sempre pericoloso anche se vengono previste anche norme a tutela del lavoratore. La riforma del lavoro Biagi fu studiata per migliorare il mondo del lavoro e magari sulla carta aveva anche le potenzialità per farlo, ma l’applicazione di essa ha distrutto il mercato del lavoro del nostro Paese.

Anche questa proposta di Ichino potrebbe sulla carta migliorare il mercato del lavoro, ma l’applicazione pratica chi ci assicura che non lo distruggerà ulteriormente?

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