Facebook: ecco perché a Camilleri non hanno rubato alcuna identità

facebookNon ho un profilo, non ho un sito e non sono in internet. Qualcuno, non so chi, ha un account a mio nome da almeno otto mesi” – con queste parole Andrea Camilleri, il famoso autore dei romanzi con protagonista il Commissario Montalbano, ha denunciato una pagina Facebook creata a suo nome, concludendo addirittura con un “Ora io li denuncio“.

I giornali ovviamente hanno dato ampio risalto alla notizia mettendo in evidenza come quello di Camilleri non sia il primo e l’unico caso, come lui anche Michele Serra, Fabio Fazio e Papa Francesco. Il quotidiano torinese La Stampa nell’edizione del 1 settembre ha pure affiancato un succulento pezzo di Marcello Sorgi con il quale il giornalista denunciava l’hacker che gli aveva rubato l’identità su Twitter.

Ma quello che ci è stato raccontato è totalmente corretto?

Sul furto di identità di Marcello Sorgi potremmo dedicare un post a parte sui metodi che la Apple mette a disposizione per difendere i dati caricati sui propri dispositivi nel caso di eventuali furti. Perché in realtà il furto di identità su Twitter per Sorgi nasce nel momento in cui si è dimenticato l’iPad in aereo, dispositivo evidentemente senza alcun codice di sblocco di sicurezza: in questo caso non si tratta di hackeraggio di un profilo, ma di appropriazione di un profilo maldestramente custodito. Se l’App di Twitter è sul desktop dell’iPad ed è connessa, cambiare la pass al profilo è un gioco da ragazzi.

Su Camilleri la domanda da porsi è: nel caso di una pagina fan su Facebook si tratta di appropriazione dell’identitòà online di qualcuno? Nel senso: scandagliando le pagine presenti sul social network trovo principalmente due comunità su Camilleri (quella contestata con 12.000 fan circa e una pagina inglese con 86.000 fan circa) ma ciò vuol dire che sono due furti di identità? Io non credo, piuttosto penso che si possa richiedere al social di indicare ai gestori delle pagine di segnalare che non sono strumenti autorizzati dall’autore perché farle chiudere equivarrebbe a sprangare le porte dei fan club cittadini. La pagina incriminata, ora chiusa, si chiamava “Andrea Camilleri. Pagina sociale su Andrea Camilleri”, è evidente che l’intenzione non fosse quella di farsi passare per l’autore altrimenti l’avrebbero chiamata “Andrea Camilleri. Pagina sociale di Andrea Camilleri

Discorso differente si deve fare sui profili, e qui ci ricolleghiamo seriamente alla vicenda di Sorgi, che dovrebbero essere tutti verificati. Vi siete mai chiesti perché Facebook, pur avendo nel proprio regolamento alcuni parametri stringenti per l’iscrizione al social, non si doti di strumenti semplici e banali che consentano il rispetto dello stesso? Richiedere un codice fiscale al momento dell’iscrizione potrebbe evitare l’iscrizione di bambini, di profili falsi e via dicendo.

Twitter: @gioeleurso1

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