L’erba del vicino non è poi così buona. Si potrebbe commentare con una battuta la sentenza del giudice monocratico del Tribunale di Cagliari che ha assolto un operaio sardo , Marcello Mancosu, reo di aver realizzato una piantagione di marijuana al primo piano della sua casa, a Samassi, nel Medio Campidano, a 40 chilometri da Cagliari.
L’uomo una volta scoperto dai carabinieri è finito sotto processo, ma secondo il Tribunale di Cagliari il fatto non sussiste. Perché? La marijuana coltivata era di scarsa qualità, priva del principio attivo. In poche parole non era buona.
Le accuse a carico dell’operaio, dopo il blitz dei carabinieri, erano due: coltivazione non autorizzata di cannabis e detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti. La vicenda, raccontata dall’Unione Sarda, inizia nel 2010. L’operaio in realtà non era un coltivatore esperto, ma un provetto giardiniere infatti a salvarlo dalla condanna è stata la scarsa conoscenza nel campo della droga. Le piantine che curava nei vasetti erano di scarsa qualità e secche (non essiccate, come invece sarebbero dovute essere), quindi prive del principio attivo.
La marijuana finale non sarebbe stata di buona qualità “perchè le piante erano morte prima di sviluppare l’effetto stupefacente“, come ha raccontato l’avvocato difensore.
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