Cosa si nasconde dietro un “tu che sei giovane..“? A mio avviso una frase del genere ha alcuni presupposti alle sue spalle: chi ci sta parlando crede che la nostra tesi sia sbagliata; che abbia qualcosa da insegnarci; che a noi basti sapere che lui ha vent’anni in più per dargli ragione a priori. Poi, se volessimo andare nel profondo della frase scopriremmo che: non abbiamo abbastanza esperienza; non abbiamo la sua totale fiducia; probabilmente crede che la nostra maturità non sia troppa.
In sintesi dietro ad una frase del genere nella maggioranza delle occasioni si nasconde un “io che ne so più di te”! E quindi dietro a una considerazione anagrafica spariscono la gavetta, l’esperienza maturata sul campo, i sacrifici fatti, i libri letti, le idee, gli insegnamenti, i confronti, i dialoghi, gli scontri e così via.
Ma la vera domanda è: fino a quando un italiano viene considerato giovane? Perché, se siamo al bar e discutiamo tra amici, a trent’anni mi dichiaro giovane volentieri; invece se parliamo di lavoro a trent’anni non sono giovane, ma sono pronto per assumermi le responsabilità, per sbagliare, pagare, riprovare, vincere, avere successo, sbattere la testa contro muri, porte e portoni.
Diciamocela tutta, molti quando ti dicono “tu che sei giovane..”, intendono dire “non ho il coraggio di darti fiducia”. Il nostro è sempre più un Paese per vecchi, anche perché chi ha esperienza e cose da insegnare ha già imparato che l’età non conta perché l’importante è come abbiamo vissuto, non quanto.
@gioeleurso1 – redazione@tempestadicervelli.com
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