Editori che chiedono leggi sul modello di leggi che non hanno letto

tv localeGli editori delle emittenti locali televisive piemontesi chiedono una legge che dia un forte sostegno alle innovazioni tecnologiche sul modello del disegno di legge numero 3 del 12 gennaio 2015 approvato dal Consiglio regionale della Sardegna. Sull’edizione torinese del quotidiano La Repubblica in edicola oggi gli editori sostengono che questo provvedimento servirebbe a non fare soccombere le tv locali di fronte a internet, ma che permetterebbe di utilizzare i social network per una nuova presenza piemontese nell’etere. Peccato che evidentemente nessuno di loro ha letto il testo della legge regionale sarda.

Come ben spiega il Sardinia Post, la legge regola i contributi all’emittenza televisiva in Sardegna e in particolare per “la produzione e diffusione di programmi per la valorizzazione della lingua, della cultura e della identità sarda”. E poi ovviamente vengono stabilite le caratteristiche che devono rispettare le emittenti televisive per accedere ai finanziamenti. La legge sarda non affronta il tema dei contributi alle emittenti che operano anche sul web e non fornisce incentivi a chi utilizza i social network in modo corretto.

Il testo di legge sardo mira ad assegnare contributi a chi produce e diffonde programmi per la valorizzazione della lingua, della cultura e dell’identità sarda. Un provvedimento che, scritto da un’istituzione, va giustamente nella direzione della valorizzazione della cultura regionale, ma che si scontra duramente con l’innovazione tecnologica. Quale potrebbe essere l’appeal di una produzione video pubblicata online in lingua piemontese? A chi ci stiamo rivolgendo? Quale è il target dei social network?

Bisogna fare i conti con la realtà. Chi oggi chiede innovazione tecnologica sono gli stessi che non hanno fatto i conti con le conseguenze del passaggio al digitale terrestre; sono coloro che riducono gli organici tecnici convinti che le riprese e i montaggi li possano fare i giornalisti; sono coloro che vietano la pubblicazione di contenuti video dell’emittente locale sui social network; sono gli stessi che non hanno mai puntato su una strategia multimediale integrata tra web e social media.

Una legge che riformi l’emittenza locale è necessaria, ma non deve essere scritta esclusivamente per stabilire le caratteristiche di accesso ai fondi (tra l’altro ormai limitate in Piemonte), ma deve incentivare l’innovazione tecnologica vera e il giornalismo digitale. Gli editori devono tornare a puntare agli ascolti, ma devono farlo valorizzando la televisione e il web. In poche parole devono pensare al mercato.

Twitter: @gioeleurso1

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