La tecnologia per combattere lo spreco alimentare e la povertà. Il progetto, ancora in fase di sviluppo, è stato presentato a Torino martedì 28 aprile durante il seminario dal titolo “Le ICT contro lo spreco, per il diritto al cibo”, un momento di discussione durante il quale sono stati messi in contatto esponenti del mondo tecnologico, produttori agricoli, stakeholder e consumatori o spigolatori.
Si tratta di una sorta di spigolatura sociale. In origine gli spigolatori erano coloro che raccoglievano le spighe nei campi dopo la mietitura, veniva messo a loro disposizione l’incolo. Quella che è stata presentata a Torino è la versione 2.0 di una tradizione nobile e antica. Questo progetto mira a recuperare tutti i prodotti agricoli che non vengono raccolti perché giudicati non adatti alle esigenze del mercato o perché il cui raccolto risulterebbe antieconomico, mettendoli a disposizione di chi ne avesse bisogno. Tutto questo utilizzando uno smartphone o un computer. Da una parte il produttore agricolo che indicherà qualità e quantità del prodotto incolto; dall’altra il consumatore o l’eventuale mercato secondario.
Secondo lo studio della FAO Food Wastage footprint il 54% degli sprechi alimentari che si verificano ogni anno avverrebbero nella fase di produzione, raccolta o immagazzinamento; mentre solo il 46% avverrebbe nelle fasi di trasformazione, distribuzione e consumo. Uno spreco che rappresenterebbe anche un danno dal punto di vista ambientale perché per produrre quei prodotti alimentari sono necessarie risorse naturali limitate come l’acqua, il suolo e l’energia. È calcolato che il cibo sprecato prima di arrivare sulle nostre tavole corrisponda a 3.6 milioni di tonnellate all’anno. In termini di risorse idriche corrisponderebbe a 1.2 miliardi di metri cubi, una quantità pari al lago d’Iseo.
Il progetto ha il sostegno della Regione Piemonte.
Twitter: @gioeleurso1
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