Generazione vent’anni dopo: i traditi da chi guarda alle prossime elezioni

Quando la disoccupazione in Italia tornerà ai livelli precedenti alla crisi economica io avrò 52 anni. Nel 2009, quando scoppiò la bolla economica che trascinò sul fondo del barile le economie di mezzo globo terrestre, ne avevo 26 e facevo “gavetta” da sette.

Il 2007 è stato l’anno più bello della mia vita: Italia campione del mondo in carica, il Milan campione d’Europa, la Juve in serie B ed ero innamorato. Guardavo al mondo con illusione e speranza. Credevo che l’impegno e la fatica avrebbero portato buoni risultati. Ero convinto che il merito in qualche modo venisse premiato. Anche se comunque sapevo benissimo che un po’ di culo nella vita ci vuole sempre.

A sette anni di distanza mi reputo fortunato: continuo a fare il lavoro che mi piace, sono circondato da persone che mi vogliono bene, a fatica ma riesco a mantenermi, ho una bella casa e anche due gatti. Ma solo perché sono stato fortunato. Io faccio parte di quella generazione che era già in pista quando è scoppiata la crisi economica e che si trova costretta a convivere con la precarietà del lavoro, ma non con la disoccupazione perenne.

Nel 2035 avrò cinquantadue anni e magari un figlio che si starà affacciando sul mercato del lavoro. E ammetto che in qualche modo mi conforta il fatto che lo farà quando le cose saranno messe un po’ meglio perché non dovrà sentirsi tradito come molti giovani che lo hanno fatto dopo il 2009. Ragazzi che hanno studiato o hanno imparato un mestiere e comunque non trovano occupazione, non possono andare a vivere da soli, sono costretti a ipotizzare di farsi una famiglia giocandosi la carta degli imprevisti. “E ma se non ho un lavoro stabile come faccio?“.

Bella domanda. Una volta questa era la generazione mille euro; adesso è la generazione “vent’anni dopo”. Quella che è stata tradita e che continua a essere tradita da chi non è in grado di governare guardando alla prossima generazione e non alle prossime elezioni.

Twitter: @gioeleurso1

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