“Tra 200 anni New York potrebbe essere sommersa“. Per vedere diventare la Grande Mela una moderna Atlantide basterebbe un innalzamento delle temperature su scala globale di 2°C, un’ipotesi che non è poi neppure così impossibile da immaginare.
Lo confesso: quando ho letto questa notizia sono stato avvolto da un sudario di angoscia insopportabile. Poi ho pensato: “ma sì, tanto tra duecento anni di me non ci sarà più neppure il ricordo“. E poi mi sono risposto che, se mai mi dovesse capitare di fare un figlio, in quell’epoca potrebbe vivere il figlio del figlio di mio figlio. Quindi il problema tocca anche me da vicino.
Morale della favola il senso di turbamento mi è rimasto appiccicato addosso fino a ieri quando ho scoperto che la NASA avrebbe individuato una nuova Terra che ha chiamato Kepler. Subito ho cominciato a fantasticare perché dicono che quel pianeta sarebbe abitabile e l’idea di non essere solo nell’Universo in qualche modo mi conforta.
Mi piace immaginare i kepleriani, le loro case, le loro abitudini, i loro pranzi, le discussioni e le polemiche. Chissà se berranno anche loro la birra la sera seduti sul marciapiede di una strada di città; chissà se hanno le città. Assomiglieranno più agli europei, agli americani, agli asiatici o agli africani? Mi potrei perdere ore a fantasticare. Magari inventandomi un mondo da affiancare alla mia #fantascemenza. Chissà, magari Kepler è un mondo bellissimo. Incontaminato. Magari su Kepler ci sono ancora i dinosauri. Magari la gente vola.
Tra tutti i miei chissà una certezza però resiste: su Kepler non ci vada chi ha distrutto la Terra. Non ci vada chi ha contribuito a mettere in pericolo il futuro della Grande Mela.
Twitter: @gioeleurso1
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