E se avesse ragione Luciano Fontana, il direttore de Il Corriere della Sera? E se veramente non fosse arrivato il momento di dirsi che è il momento di tirare fuori il coraggio e di chiudere i siti internet ai soli utenti registrati e abbonati? Se veramente una buona fetta del mercato dell’informazione sarà retta sulle spalle del giornalismo digitale, questo vuol dire che è arrivato il momento di affrontare il discorso seriamente!
Partiamo da un primo presupposto: qui non stiamo parlando dei blog, ma dei portali di informazione che hanno alle spalle la necessità di garantire la sopravvivenza a una determinata struttura. Grandi o piccoli che siano.
Come racconta Prima Online, Fontana incontrando i ragazzi dello IULM di Milano sotianzialmente dice tre cose: che i contenuti per il web devono essere di qualità; che ci deve essere una distinzione tra i contenuti offerti dalla carta stampata e dal digitale; che qualcuno deve avere il coraggio di fare un sito chiuso e a pagamento.
Possiamo dire a cuor abbastanza leggero che sulle prime due affermazioni il direttore de Il Corriere della Sera arriva con un po’ di ritardo, mentre, utilizzando una metafora calcistica, sulla terza indicazione l’inserimento è dettato su tempi perfetti. In che senso?
Qualche anno fa qualcuno aveva già sollevato la necessità di realizzare siti chiusi e a pagamento. Molti ne discussero e pochi ci provarono, riscuotendo sonanti insuccessi. All’epoca però il mercato probabilmente non era ancora pronto.
Fino a qualche tempo fa, e non parlo di secoli, l’informazione di qualità era solo un miraggio per il giornalismo digitale; oggi invece sono sempre più le realtà che puntano a offrire un prodotto di qualità. E, diciamolo chiaramente, gli utenti apprezzano un prodotto fatto bene, mentre cominciano a snobbare un prodotto di bassa qualità! Non è questo il contesto, ma prima o poi dovremo anche cercare di dare una definizione a quello che definiamo prodotto di qualità!
Un prodotto di qualità comunque ha un costo! Primo perché deve essere realizzato da professionisti; secondo perché devono essere usati i mezzi adatti; terzo perché necessità di un sistema di distribuzione online e di canali curati e gestiti con consapevolezza.
Ora, come in molti hanno compreso, la pubblicità online non sfonda e i click non portano abbastanza introiti per dare stabilità a un progetto editoriale. Per questi motivi forse potrebbe essere il caso di immaginare un’informazione destinata solo a un pubblico pagante; a un pubblico che cerca il mio contenuto! In fondo quando andiamo in edicola paghiamo, perché non dovremmo farlo per leggere i contenuti di un sito internet?
Probabilmente ha ragione Fontana quando dice che bisogna avere coraggio e provare! Voi cosa ne pensate? Paghereste per leggere contenuti di qualità su argomenti ai quali siete interessati?
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no, non pagherei, quindi resterei ignorante.