Ma perché a Sanremo cantano solo canzoni brutte? Per quale dannato motivo al festival non vanno quelli veramente bravi trasformandolo in qualcosa di avvincente?
Ho un amico che si chiama Federico. Lui è appassionato di musica a tal punto da farne il suo unico interesse. Però di musica ne sa veramente tanto, molto più di quel che ne sappia io. «Ciao Fede, hai visto il Festival?» – è la prima domanda che gli faccio appena lo incrocio. «No, io ascolto solo musica che mi piace» – risponde lui dando per scontato che quella di Sanremo non sarà all’altezza delle sue aspettative.
E in realtà Fede ha ragione. Ogni anno delle cinque serate (sono cinque?) del Festival me ne concedo solamente una, quest’anno è stata quella di ieri. Tolto Elio e le Storie Tese e il “medley” (che medley non era perché se stacchi tra un brano e l’altro non è un medley) di Ramazzotti non ho ascoltato nulla che mi è veramente piaciuto.
Sorvoliamo sugli scivoloni dei conduttori come quando Garko ha detto incontrando Nicole Kidman: «Sono più emozionato di ieri quando ho sceso la scala». Nota di merito a Virginia Raffaele che è stata la migliore del quartetto.
Il punto però non è il pessimo spettacolo televisivo, che potrebbe anche passare in secondo piano, ma la qualità della musica. Scarsa. Mi chiedo: perché quelli bravi non vanno al Festival?
Uno su tutti è Daniele Silvestri che sta uscendo adesso con un nuovo album anticipato da un singolo sensazionale come Quali Alibi:
Quali Alibi per esempio è un pezzo spettacolare che riprende il solco della denuncia politica già scavaco nel 2011 con Monitor. In questo singolo Silvestri non le manda proprio a dire e parla di “un fatto poco chiaro come una specie di governo ma di terza mano come un programma mai approvato che però seguiamo e neanche posso non votare perché non votiamo“, parla di appartenenza politica, dei meriti dei parlamentari, della corruzione e di un “esercito nemico in uno stato sovrano“. Il tutto ambientato in una casa del popolo dentro la quale il Silvestri operaio contesta il Silvestri padrone.
Insomma una canzone che fa opinione (volendo anche confronto e scontro) su temi caldi del panorama politico italiano e che guarda oltre la solita storiella di lui e lei che stanno insieme, poi lui e lei che si lasciano e lui e lei che stanno un male boia.
È forse per questo che quelli bravi non vanno a Sanremo? Quello del Festival può essere anche un palco culturale o deve essere solamente un palco nazional popolare?
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