San Valentino, un racconto breve – Dentro la testa e nella mia mano destra

Il vapore, l’acqua calda a battere sulla testa abbassata come durante una preghiera e la mascella contratta in un orgasmo rabbioso e silenzioso. Quei denti serrati stavano a indicare che dopo tutto quel tempo lei fosse ancora lì, nella sua testa e nella sua mano destra.

L’ultima volta che l’aveva vista era dentro un sogno. Lì, approfittando di quella dimensione dentro la quale tutto può succedere, ritrovava i suoi canini da vampira e quegli occhi contro i quali non aveva mai saputo fare niente. Difetti dei quali non poteva ancora fare a meno.

A volte una storia finisce, ma l’amore continua a vivere.

Le giornate che ti cambiano la vita iniziano esattamente come tutte le altre; sei tu che non puoi sapere che quella che stai per vivere sarà una giornata speciale, nel bene come nel male. Delle giornate che ti cambiano la vita quello che ricorderai sarà il formicolio nello stomaco, l’esaltazione euforica e le fantasticherie a occhi sbarrati al buio di una stanza da letto.

Potrebbe essere un “ciao” detto languidamente nel parcheggio di una biblioteca comunale o più semplicemente un trillo sul cellulare a farti capire che quella giornata potrebbe essere speciale.

E poi i piedi che si sfiorano sotto il tavolino proprio la sera di San Valentino; il gelo in collina; quel bacio rubato. Le giornate che ti cambiano la vita iniziano esattamente come tutte le altre; sei tu che non puoi sapere che quella che stai per vivere sarà uno giornata speciale, nel bene come nel male.

L’ultima volta che l’aveva vista aveva giurato che le avrebbe detto di non farlo mai più; che le avrebbe detto che non si sarebbe mai più dovuta permettere di entrare nei suoi sogni. Ma non lo fece. E quei denti serrati stavano a indicare che dopo tutto quel tempo lei fosse ancora lì, nella sua testa e nella sua mano destra.

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