Qualche settimana fa ho partecipato a un corso di formazione organizzato dall’Ordine dei Giornalisti del Piemonte dal tema: “Le guide gastronomiche uccise dal web?“. A tenere la lezione Gian Paolo Galloni che per venticinque anni è stato il responsabile del servizio comunicazione della Michelin. Delle quattro ore di discussione la cosa che mi ha colpito di più è stata detta dopo appena venti minuti dall’inizio e non c’entrava nulla con il web. Ora vi racconto!
TripAdvisor ha messo in discussione il ruolo delle guide gastronomiche , questo è chiaro. A ribadirlo ci sono i dati delle vendite. Lo scopo della lezione era quello di mettere in evidenza in modo critico e onesto intellettualmente alcune contraddizioni dei servizi online dedicati a ristoranti e alberghi.
È innegabile che spesso sul web quando si parla di informazione non si trova l’accuratezza con la quale i grandi editori curano i propri prodotti. Galloni ha spiegato che guida Michelin per esempio è molto minuziosa nei giudizi e attenta nella selezione degli ispettori che hanno il compito di assegnare le stelle. Cosa che non può valere per TripAdvisor visto che le recensioni sono degli utenti che spesso sono amici di amici e così via. Però non è questo il punto.
La mia curiosità è stata destata dalla storia: Galloni ci ha raccontato come è nata la guida Michelin. Ascoltate.
Guida Michelin nasce nel 1900 e a produrla è un’azienda che vende pneumatici. Per quale motivo un’azienda che vende pneumatici si deve mettere a produrre una guida gastronomica da distribuire gratuitamente agli automobilisti. Il motivo è banale.
I parigini, coloro che avevano l’automobile, la utilizzavano solo in città; per i viaggi fuori Parigi utilizzavano i mezzi. Così facendo gli pneumatici non si consumavano e la Michelin non vendeva. È da questa valutazione che nasce l’idea di produrre una guida che risolva i problemi degli automobilisti informandoli su posti rifornimento, garagisti e ristoratori.
Michelin decide di promuovere il proprio prodotto in modo indiretto. La strategia pubblicitaria dell’azienda è rivoluzionaria, offre un servizio per incrementare l’utilizzo dell’automobile e di conseguenza la vendita dei propri pneumatici. Un po’ come se un panettiere producesse un ricettario di panini!
Oggi quel modo di fare pubblicità è tornato a essere utilizzato. Il Branded Content può essere definito in qualche modo un nipote di quella mentalità: ti racconto una storia o ti offro un servizio lasciando il mio marchio sullo sfondo. Il marchio c’è, è presente, ma arriva per ultimo.
Tutto questo per dire che, dopo una sbornia di innovazione, è arrivato il momento di applicare la tecnologia che abbiamo a disposizione per produrre contenuti di primissima qualità. Strategia, progettazione e produzione sono elementi essenziali di un prodotto vincente.
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