A me della pasqua non è mai interessato molto, come dell’epifania e del natale in fondo. Io non credo e le feste religiose non mi hanno mai affascinato. Non ci vedo neppure quel velo romantico e poetico che solo il simbolismo portato all’estremo riescono a creare. Per me sono giorni come altri durante i quali, tra l’altro, non sono solito neppure festeggiare con la famiglia. La pasquetta però è tutta un’altra questione.
La pasquetta è un po’ come il 25 aprile e il 1 maggio, è un rito (cazzo si torna alla questione della ritualità.. sono proprio messo male). La pasquetta è organizzare per settimane una grigliata che andrà in vacca perché tanto pioverà. La pasquetta è ritrovarsi alle due del pomeriggio con una fame boia da addomesticare perché tanto la brace non è ancora pronta. La pasquetta è fare fuori due pintoni di vino prima ancora di essersi seduti a tavola.
La pasquetta è un gioco di società fatto tutti insieme, è un pisolino sul prato, è “stasera non mangio” e poi ordinare una pizza. La pasquetta è anche rivedersi con amici che non vedi più così spesso. Sì, perché la pasquetta quando eri un ragazzo era una giornata da passare insieme alla “compagnia”, ma poi quella compagnia si è fatta una vita e mica hai più tutto quel tempo per stare insieme.
La pasquetta è stare insieme, in fondo proprio come la pasqua e il natale. L’epifania no.
E poi c’è una cosa che non mi va proprio giù di questo periodo di m***a ed è che quest’anno il concerto del primo maggio non lo faranno e io del concertone un po’ mi sento già orfano. Ecco un altro rito: birra, divano (visto che a Roma non ci sono mai andato) e concerto del primo maggio per tutto il pomeriggio, ascoltando gruppi che non sempre conosco, ma che non importa.
Io spero tanto che qualcosa si inventino per regalarci lo stesso un primo maggio sul divano con la musica a celebrare i lavoratori perché quest’anno ne abbiamo tanto bisogno, di celebrarli. Dobbiamo celebrare quelli che stanno lavorando come matti per guarire i malati, chi per contenere il virus, chi per assicurare i beni di prima necessità, ma dobbiamo celebrare anche quelli che da un mese non lavorano e non sanno quando potranno cominciare di nuovo a farlo perché è a loro che dobbiamo pensare da quando tutto questo finirà.
E quindi il primo maggio, oggi più che mai ha un valore maggiore. Sperando che chi ci governa (e concedetemi un po’ di retorica e populismo) abbia le idee chiare su quel che deve essere fatto perché io non sono così convinto che sappia da dove partire per ricostruire una nazione da un crollo economico di tale portata.
Iscrivetevi al mio gruppo facebook Gioele Urso – Leggo, Scrivo, Viaggio e Mangio