Io ho un po’ paura. Penso al 4 maggio e ho un po’ paura. Ormai sono a casa dal 7 marzo, era un sabato. Per la precisione sono a casa dal pomeriggio di sabato 7 marzo. Era il giorno in cui Zingaretti annunciava di essere positivo al coronavirus e voi non immaginate quanti messaggi mi sono arrivati quella mattina. “Ma Cirio mercoledì è stato con Zingaretti”, mi scrivevano e poi aggiungevano, “e noi ieri lo abbiamo intervistato”.
Arrivavamo da settimane faticose e giorni interminabili. Ore su ore passate ad aspettare che finisse una riunione e che ci dicessero che cosa avevano deciso. Poi, di colpo, lo stop. È domenica mattina, mi sveglio un po’ dopo l’orario normale, guardo il telefono e il primo messaggio che leggo dice “Cirio è positivo”.
Sappiamo di non essere stati contagiati, lo dice il buon senso, ma tutti, sempre per buon senso, ci chiudiamo in casa in attesa che dall’Unità di Crisi della Protezione Civile ci dicano cosa fare. In fondo è un’attesa inutile perché da lì a pochi giorni tutti saremmo stati costretti a stare chiusi in casa.
Così è cambiato il mio modo di lavorare, di passare il tempo libero e ho potuto anche riabbracciare le mie passioni, ma dopo 48 giorni di lockdown i progetti nuovi, la scrittura, i libri, i film, le serie tv, le ricette e le videochiamate non bastano più. Quel che manca è la quotidianità. Però io comunque, se penso al 4 maggio, ho paura.
Ho paura perché il 4 maggio guarderemo in faccia finalmente il nostro futuro e non somiglierà per nulla al passato e ho paura perché mi chiedo se siamo veramente pronti a questo 4 maggio. Io aspetto il messaggio di Conte per capire come sarà questa famosa Fase 2. Un mio amico su facebook ha scritto che il 18 maggio dovrebbero riaprire i bar e a me i bar mancano tanto perché io adoro i bar, ma la domanda è: abbiamo sbagliato a serrare tutto fino a oggi o stiamo riaprendo troppo in fretta?
Io non ho paura del coronavirus, io ho paura che le scelte prese da qualcuno possano distruggere la vita di altri. Avete presente i castelli di carte? Per farli ci vuole tatto, delicatezza e intelligenza. La mossa successiva deve sempre essere soppesata, altrimenti crolla tutto. Per noi significherebbe una nuova ondata di contagi, morti e un nuovo lockdown. Vittime della malattia e nuove vittime dell’economia.
Le risposte non ci sono e la confusione è giustificata. Oggi sono 48 giorni che la vita è in lockdown.
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