Ho fatto un salto indietro nel tempo di più di vent’anni, a quando ho cominciato a fare questo mestiere dai campi di periferia. Ricordo la prima partita seguita a Castagnole e il caldo pazzesco. Eravamo a inizio stagione e si giocava un turno preliminare di Coppa Italia. Avessi voglia potrei andare a recuperare senza difficoltà quel ritaglio di giornale.



Dopo quel pomeriggio per cinque o sei anni (di preciso non ricordo) non ci sono stati sabati e domeniche di riposo; i pranzi in famiglia erano ‘al volo’; finito di scrivere ci si attaccava al telefono fisso per chiedere conferma in redazione che fosse arrivato il pezzo; e si aspettava il giovedì per sapere su quale campo andare a lavorare.
Ho imparato a fare il mestiere su quei campi, ma questo accomuna molti colleghi della mia generazione, di quelle precedenti e in alcuni casi anche di oggi. Avevi a che fare con presidenti ruspanti, giocatori che si credevano Ronaldo ‘il fenomeno’ e arbitri che non capivi mai se avrebbero fatto giocare su un terreno ghiacciato oppure no.
Dovevi stare attento ai fatti perché non potevi rivedere l’azione alla televisione; dovevi andare a parlare a fine partita con persone inca**ate perché avevano perso; e soprattutto dovevi dare i voti e tornare su quel campo magari due settimane dopo. Tutte cose che la stampa sportiva locale continua a fare formando ogni anno un buon numero di nuovi cronisti. E li forma meglio delle scuole di giornalismo.
Chi sono? Mi chiamo Gioele Urso e sono un giornalista e autore torinese. Da giornalista mi occupo di politica, sindacale, manifestazioni di piazza, problemi di quartiere e più in generale di storie. Come autore ho pubblicato tre libri noir: ‘Le colpe del nero‘ nel 2018, ‘Calma&Karma‘ nel 2020 e ‘L’assassino dei pupazzi‘ nel 2022. Se vuoi puoi ascoltare i miei audio racconti su Spotify.