Quella della comunicazione politica è la più grossa riforma che Silvio Berlusconi abbia realizzato negli ultimi vent’anni di attività politica. Il 26 gennaio del 1994 il Cavaliere affidava alle televisioni un video-messaggio che entrerà di diritto nella storia del nostro Paese. L’imprenditore che era stato in grado di cambiare la cultura degli italiani a colpi di Drive In e Champions League scendeva in politica con l’ambizione di cambiare l’Italia e lo faceva con un partito il cui nome era già una rivoluzione comunicativa.
Forza Italia, più che un nome era un incitamento che rompeva in modo netto dalle abitudini politiche tradizionali: da qui inizia il percorso che porterà nel centrodestra e nel centrosinistra alla scomparsa ufficiosa di termini come democristiano, socialista e comunista che verranno sostituiti da democratici e moderati. Cambiano dunque le parole d’ordine. Non solo perché la strategia di colui che diventerà il Presidente del Consiglio è curata nei minimi particolari: i muri delle città verranno tappezzate da manifesti e in qualche modo viene inaugurato il periodo del marketing politico con la diffusione dei kit del buon forzista.
Il cavallo di Troia di Berlusconi però fu la Fininvest sui quali canali i messaggi elettorali abbondavano, soprattutto quelli non tradizionali lanciati dai personaggi più noti. Un problema, quello del conflitto di interessi, che non è mai stato risolto completamente e al quale si cercò di mettere una pezza con la legge sulla par condicio.
Vent’anni dopo Silvio Berlusconi è ancora il personaggio più influente del centrodestra italiano, anche se il suo modo di fare comunicazione politica è stato superato da quello di un altro uomo di televisione: Beppe Grillo che con il Movimento 5 Stelle ha inaugurato l’epoca di internet e dei social network.
Per risorgere dalle ceneri il Cavaliere ha studiato una sorta di operazione nostalgia con il rilancio della sua creatura più importante, Forza Italia. Ma la propaganda politica del centrodestra oggi deve fare i conti anche con la piazza ed è proprio qui che sembra essersi stretta una strana alleanza: quella con la comunicazione da stadio. Cori, megafoni e qualche fumogeno sono gli strumenti principali delle nuove manifestazioni di destra: una strategia inaugurata con i forconi e riproposta anche ieri durante il corteo organizzato nei pressi del consolato indiano a Roma da Forza Italia e Fratelli d’Italia in difesa dei Marò.
Da “l’Italia è il paese che amo”, ai cori da stadio: 20 anni di Berlusconi
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