Chi in Italia utilizza i post acchiappa click banditi da Facebook?

GRILLOFacebook, il più noto social network al mondo, ha deciso di mettere al bando i post acchiappa click, ma quali sono? Perché vengono utilizzati? Chi in Italia li utilizza con più frequenza?

Quando abbiamo chiesto in una indagine ai nostri utenti che tipo di contenuti volevano veder scorrere nel loro flusso di notizie, l’80% ha risposto che preferiva titoli che li aiutavano a decidere se voler continuare e leggere l’articolo prima di cliccarlo” – hanno spiegato Khalid El-Arini e Joyce Tang, rispettivamente ricercatore e ‘product specialist’ di Facebook. I post acchiappa click che gli uomini di Mark Zuckerberg hanno deciso di rendere meno visibili sono proprio quelli che creano una forte aspettativa e curiosità nell’utente e che servono a generare traffico sui siti internet.

Vincenzo Cosenza esperto di social network e autore del libro “Social media Roi” ha spiegato all’ANSA che questa è “una tecnica che sta dilagando, soprattutto negli Stati Uniti, usata da aziende riconoscibili. In Italia, ad esempio è utilizzata da alcune piattaforme del gruppo Casaleggio, come TseTse.it“. A fotografie di personaggi famosi (politici, artisti, v.i.p.) o di genere eclatante vengono abbinate didascalie evasive. Di seguito un tipoco esempio:

GRILLO
Come detto questi post hanno lo scopo di indurre l’utente a cliccare sul link per entrare sul sito e generare traffico sul quale viene stimato e calcolato il guadagno del sito internet. Più visualizzazioni ha un sito, più incassi ottiene. In Italia come spiega lo stesso Cosenza uno dei maggiori utilizzatori di questa tecnica è proprio il gruppo Casaleggio che negli ultimi anni ha utilizzato pagine facebook specifiche per la divulgazione del materiale del sito di Beppe Grillo e di siti collegati.

Due dunque le contromosse di facebook: sarà invece premiato dall’algoritmo il parametro del tempo di lettura di una notizia, ma anche il coinvolgimento in termini di ‘like’ e condivisioni; verrà dato più spazio ai link ‘tradizionali’, postati col classico bottone implementato da tutti i siti, piuttosto che quelli accompagnati da una foto e da un link breve. “Se gli utenti cliccano su un articolo e vi trascorrono del tempo vuol dire che il contenuto è valido. Se invece cliccano subito per tornare sul social network vuol dire che non hanno trovato quello che cercavano” – hanno aggiunto Khalid El-Arini e Joyce Tang.

Con questa mossa che obiettivo vuole raggiungere facebook? “L’obiettivo di Facebook è far capire che può essere un luogo di informazione, non solo di svago, come Twitter” – osserva Vincenzo Cosenza che aggiunge: “Per Facebook non c’è un immediato ritorno economico – conclude l’esperto – ma piuttosto una sorta di ecologia dell’ambiente: dalle indagini interne hanno capito che se il social network si degrada con notizie facili e leggere gli utenti scappano. E meno utenti equivale e meno guadagni“.

Twitter: @gioeleurso1

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