Quello immaginato da Mark Elliot Maraglio Zuckerberg è il mondo che immaginavano gli sceneggiatori hollywoodiani negli anni ’90? Dominerà la realtà virtuale; i computer avranno un ruolo sempre più consistente nel percorso di apprendimento e formazione delle persone; si comunicherà soprattutto in chat? L’invetore di Facebook ha raccontato in una lunga intervista pubblicata sull’edizione de La Repubblica di ieri la sua visione del futuro.
Mr Facebook ha le idee ben chiare: nel mondo che verrà la realtà virtuale avrà un ruolo sempre maggiore nella vita delle persone. Erano gli anni ’70, che poi sono diventati ’80 e infine ’90 quelli durante i quali ci raccontavano di un futuro fatto di caschi e lettini tramite i quali vivere esperienze al di fuori della portata reale. Siamo stati abituati a pensare alla realtà virtuale come una seconda dimensione anche fisica.
La realtà virtuale intesa come la intende Zuckerberg esiste già! È realtà virtuale il social network; è realtà virtuale la comunicazione via chat; è realtà virtuale la videoconferenza; è realtà virtuale la geolocalizzazione che mappa e riscostruisce i luoghi. Zero lettini e zero caschi, ma la realtà virtuale è già tra di noi.
E quale sarà il passo successivo? «La sfida, credo, è far sì che sia meglio di una videoconferenza, in modo che valga la pena spenderci dei soldi» – dice a La Repubblica. Connessioni in grado di catapultare individui da un luogo all’altro nel tempo di un click riducendo le distanze e i tempi.
Un’innovazione che potrebbe stravolgere, e migliorare, il mondo del lavoro, ma siamo veramente convinti che sia necessaria anche per la nostra quotidianità? Io dico di no! Internet e i social network hanno già ridotto notevolmente il contatto fisico tra persone. Uno sguardo, un tono di voce, una stretta di mano e un profumo hanno ancora un loro valore che non può essere sostituito dalla realtà virtuale! Questo vale per i rapporti umani quotidiani e secondo me anche per quelli professionali.
Siamo convinti che un colloquio di lavoro si possa fare via chat o in videoconferenza? Siamo convinti che una riunione durante la quale si decidono importanti innovazioni possa essere svolta a distanza? Le parole non dette e gli sguardi colti al volo non sono virtuali.
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