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Perché Io app è stata scaricata più di immuni?

Perché l’app per il Cashback di Stato è stata scaricata in massa e Immuni invece non se l’è filata nessuno? Per la risposta definitiva ci toccherà aspettare ancora qualche tempo e molto probabilmente anche il primo rapporto utile che riuscirà ad analizzare sociologicamente i meccanismi mentali di massa, ma visto che ci siamo proviamo a portarci avanti e a formulare alcune ipotesi.

Nell’immaginario collettivo l’app per il Cashback di Stato a differenza di Immuni offre all’utente un vantaggio concreto, che sarebbero i soldi. Da una parte c’è un vantaggio, dall’altra c’è un controllo.

Immuni infatti è stata presentata come un’applicazione di tracciamento del contagio da coronavirus e in effetti l’app è proprio questo: uno strumento per cercare di individuare i contatti dei cittadini con casi positivi. Un biglietto da visita a livello comunicativo respingente.

Sì, perché il primo meccanismo psicologico che scatta nella testa delle persone è quello difensivo. “Che fine faranno i miei dati?”. “E la privacy?”. “E se becco un positivo poi che faccio? Devo stare chiuso in quarantena?”. A occhio nudo per un italiano medio i vantaggi dati dal download di Immuni erano pochi.

L’errore dunque a mio avviso è stato comunicativo. In un contesto tanto drammatico e dibattuto, al rilascio di Immuni avrebbero dovuto mettere in primo piano i vantaggi dovuti dallo scaricare l’app: in primo luogo la nostra protezione personale e quella dei nostri familiari.

È dunque semplice comprendere perché IO App sia stata scaricata di più: questa applicazione porta ai cittadini un vantaggio ben visibile, riempie un pochino le tasche. Così è stata presentata, come uno strumento che aiuta, non come uno strumento di soccorso.

Sì, è vero che l’aspetto economico incide sui download, ma fidatevi che la mala comunicazione ha inciso anche sul flop di Immuni.

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