Perché la Francia deve battere la Apple?

La notizia è di ieri sera: la Francia ha aperto un’inchiesta contro la Apple per obsolescenza programmata. In sostanza i francesi accusano il colosso informatico di Cupertino di progettare i propri iPhone in modo da renderli vecchi entro un certo termine. Come? Uno dei metodi per farlo è il continuo rilascio di aggiornamenti del sistema operativo. Dai, chiunque abbia un iPhone lo sa: appena viene lanciato il nuovo modello di iPhone scatta l’incubo per i possessori dei modelli meno recenti.

Io per esempio ho un SE e negli ultimi mesi ho faticato parecchio: la galleria fotografica che impazzisce ogni due per tre; i toni che ci sono e non ci sono; la connessione a internet che diventa una scommessa; qualche app (tra cui WhatsApp) che “ciao ciao” a giorni alterni. Qualcuno dirà: «Problemi tuoi, hai solo da comprare un modello di telefono nuovo». In Francia però la pensano diversamente e, nessuno metta in mezzo in questa discussione l’economia circolare.

Cominciamo dalla definizione del problema: l’obsolescenza programmata o pianificata in economia industriale è una strategia volta a definire il ciclo vitale di un prodotto in modo da limitarne la durata a un periodo prefissato. Il prodotto diventa così inservibile dopo un certo tempo, oppure diventa semplicemente obsoleto agli occhi del consumatore in confronto a nuovi modelli che appaiono più moderni, sebbene siano poco o per nulla migliori dal punto di vista funzionale (Fonte Wikipedia).

Perché la Francia ha aperto un’inchiesta contro la Apple? Il Governo francese ha approvato nel 2015 una legge contro l’obsolescenza programmata con pene massime di due anni di reclusione per l’amministratore delegato dell’azienda responsabile e una multa di 300mila euro – che può salire fino al 5% del fatturato generato nel paese. Si tratta di una forma di tutela nei confronti del consumatore, ma anche dell’ambiente.

Il consumatore viene tutelato perché con una legge del genere può sperare di non essere costretto a cambiare telefono ogni due anni solo perché l’azienda che lo produce rende obsoleto il suo modello; l’ambiente invece viene protetto dalla continua produzione di rifiuti che non sempre vengono riutilizzati.

È evidente che le multinazionali non vedono di buon occhio una norma del genere, ma pensateci un secondo non è forse vero che qualche decennio fa era garanzia di qualità di un prodotto elettronico o di un elettrodomestico la sua durata nel tempo? Perché è stato ribaltato il concetto? Ma soprattutto perché ce l’hanno data a bere?

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