È stato pubblicato martedì 12 dicembre il primo “Report disinformazione – Rapporto periodico del Partito Democratico sull’industria delle false notizie in rete”. Ovviamente me lo sono letto perché da sempre sono affascinato dal legame che c’è tra comunicazione politica e social media. Da qui alcune riflessioni che voglio condividere con voi.
PER CHI VOLESSE LEGGERLO ECCO IL LINK: https://tempestadicervelli.files.wordpress.com/2017/12/report-del-pd-sulle-fake-news.pdf
Cominciamo dal presupposto principe, quello senza il quale non potremmo cominciare ad analizzare in modo obiettivo questo lavoro: il report del Partito Democratico è ovviamente un lavoro di parte e come tale va letto. Detto ciò, credo che chi abbia redatto questo dossier lo abbia fatto con un buon metodo e in modo efficace.
È innegabile che esiste una enorme galassia di pagine facebook che spammano notizie false e lo fanno in modo sistematico. Interessante dunque che il titolo del report faccia subito riferimento all’industria delle false notizie. Sì, perché dietro le fake news ci sono aziende che fanno fatturato e introiti.
Subito però voglio spazzare via dal tavolo una possibile ambiguità. Nel report quando si parla di “Fake News Economy” si dice che con una media di 300.000/400.000 visualizzazioni di pagina al mese si possono incassare anche 10.000 euro. Io questo dato lo vorrei verificare perché non mi sembra un dato reale. Io credo che gli incassi siano più bassi e che il business sia indiretto, ovvero arrivi da investitori che hanno interesse a diffondere quelle notizie.
Il Report del PD incrocia dati, condivisioni, cita casi scuola e fa nomi. Il lavoro è fatto bene come vi dicevo all’inizio. Quella che viene fuori è una nuova forma di propaganda che sfrutta i social network per diffondere informazioni, in questo caso false. È vero però che se divulgassero informazioni vere non ci sarebbe nulla di male dietro a questo sistema.
Molte infatti sono le pagine facebook che sono riconducibili al centrosinistra che cercano di creare una comunità alla quale indirizzare informazioni attraverso i social. Mi vengono in mente i famosi “Gattini per Civati” o la stessa “Matteo Renzi News“, ma in questo caso le informazioni diffuse sono vere e non fake. È evidente che anche nel mondo del centrodestra e del M5S ci saranno pagine che creano comunità e lo fanno in buona fede. Non è il caso delle pagine prese in considerazione dai comunicatori del PD.
Credo che sia lodevole il lavoro svolto nella stesura del Report, anche perché mette finalmente in luce il problema che fino a poco tempo fa non veniva preso realmente sul serio.
Due considerazioni finali però devono essere fatte (e non voglio risultare moralista, ma sono necessarie): 1) il report arriva per tentare di mettere una pezza alla crisi elettorale del PD; 2) bene parlare di fake news, ma il problema è sociale quindi andrebbe risolto a monte agendo sull’alfabetizzazione della popolazione.
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