Chi, di notte, nel buio della propria casa, alzandosi dal proprio letto per andare a bere un bicchiere di acqua, almeno una volta nella vita, non si è guardato attorno con il terrore di scoprirsi spiato da qualcuno che in quella stanza non dovrebbe esserci?
Chi, immerso nel silenzio, ha sorpreso la propria pelle a irrigidirsi dalla paura a causa di un rumore improvviso che la nostra mente non aveva minimamente messo in conto?
Stephen King in Pet Sematary ha giocato con il nostro inconscio e, come sempre, con le nostre paure. In questi giorni nelle sale cinematografiche italiane è arrivata la versione cinematografica del capolavoro letterario del Re dell’horror. Io ho visto solo il trailer (molto probabilmente il film lo guarderò in questi giorni), ma il libro ho finito di leggerlo due giorni fa.
Le ultime 160 pagine le ho lette tutte d’un fiato in un giorno. Si tratta di un libro appassionante e coinvolgente che entra dentro la parte più intima di ognuno di noi. Stephen King gioca con la paura più grossa che ognuno di noi ha, sopravvivere a qualcuno che amiamo profondamente.
Per farlo ci fa entrare in un luogo magico e pauroso, il cimitero degli animali. Non vi dirò nulla della trama, sappiate solo che il film non è proprio aderente alla storia che viene raccontata nel libro. E no, non è come un mio amico ha detto: non è vero che è la stessa cosa se a morire è un personaggio oppure un altro. Cambia eccome.
Io quel che mi posso e voglio limitare a fare e consigliarvi una buona lettura. Anche perché ho visto che il libro è stato ristampato di fresco. Io come sempre l’ho comprato al mercatino dei libri usati.
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