Ieri sera ho terminato di leggere Se questo è un uomo di Primo Levi, una volta mi dissero che ci si abitua a tutto nella vita: è quello che ho pensato quando ho chiuso il libro.
Nelle pagine del racconto del chimico e scrittore torinese trapelano rassegnazione, disagio e sconforto. Levi mentre scriveva era consapevole del fatto che la sua sopravvivenza fosse figlia della casualità: dall’ingresso nella squadra dei chimici da laboratorio; al probabile bigliettino scambiato durante l’ultima selezione tra lui e un giovane entrato in campo da poco.
Se questo è un uomo ci racconta il sistema lager visto da un sopravvissuto: la borsa, ovvero il mercatino di compravendita dei detenuti; le giornate di lavoro; le regole dell’infermeria; le selezioni in quattro minuti; il rapporto con i civili che lavoravano ai confini del campo; la liberazione da parte dei russi.
Come è possibile che tutto questo sia accaduto?
@gioeleurso1 – redazione@tempestadicervelli.com
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