Contest: Il floppy che non t’aspetti

floppyÈ di nuovo ora di contest! L’ultimo esperimento che avevamo fatto insieme è andato a gonfie vele, allora riproviamoci. Vi lancio uno spunto: ieri passeggiando per Torino ho trovato questo reperto archeologico, ho fatto una foto e, stimolato da un amico, ho cominciato a fantasticarci sopra. Ecco l’inizio di un racconto, se avete voglia potete aiutarmi a finirlo e a trovare un titolo. È ora di giocare!

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Spalancando la porta con una violenza inaudita e senza farsi neppure annunciare, Riccardo irruppe nell’ufficio del commissario capo. Il giovane poliziotto era tutto sudato, aveva il fiatone e nella mano destra teneva stretto un floppy disk.

Che diavolo sta succedendo?” – gli chiese il superiore.
Capo abbiamo un problema! Dobbiamo assolutamente capire cosa diamine contenga questo dischetto” – il ragazzo afferrò la sedia che aveva di fronte e cominciò a raccontare i fatti a partire da quando in corso Regina a Torino aveva trovato quella fattispecie di reperto archeologico informatico, fino a quando si era accorto che due brutti ceffi lo stavano inseguendo.

Solo alla fine di quel lungo racconto il commissario decise di prendere in pugno la situazione, la faccenda si faceva interessante: “Vediamo subito cosa si nasconde di tanto interessante in questo coso” – ma quando fece per inserirlo per la lettura nel computer si rese conto che nessuno dei pc del commissariato era in grado di leggerlo e intanto, scorgendo dalla finestra il corso sottostante alla caserma, il giovane poliziotto soffocò un gemito di paura.

@gioeleurso1

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1 commento su “Contest: Il floppy che non t’aspetti”

  1. I due ceffi che lo stavano inseguendo pochi istanti prima erano fermi sotto la caserma. Il più alto dei due, seminascosto da un cappello stava parlando animatamente al cellulare. Il suo sodale intanto indicava la finestra dalla quale il giovane poliziotto stava guardando. Chi erano quei due? E perché lo stavano inseguendo prima?
    Il giovane cercò di tranquillizzarsi, pensò che dopo tutto era pur sempre un tutore della legge, nulla di male poteva accadergli all’interno di una caserma della polizia, protetto da colleghi pronti ad intervenire in caso di bisogno.
    Si voltò e vide il suo superiore intento a comporre nervosamente un numero sul telefono. La telefonata che ne seguì durò pochi istanti, appena il tempo di scoprire che nel commissariato, sepolto tra gli scaffali stracarichi di fascicoli e faldoni impolverati, esisteva ancora un vecchio pc. Toccava solo scoprire se la polvere, l’umidità e gli anni di abbandono forzato non lo avevano danneggiato.
    Il commissario e il giovane poliziotti si lanciarono per le scale della caserma. Davanti alla porta dello scantinato li attendeva un giovane in camice bianco, l’esperto informatico del distretto.
    Dopo aver velocemente collegato il pc e scoperto con gioia che funzionava ancora inserirono il floppy. Sullo schermo a caratteri verdi comparvero una serie di segni, cifre e simboli.
    – affermò il giovane poliziotto.
    e lo indicò con il dito.
    Il giovane poliziotto si sentì trasalire, guardò più volte lo schermo. Quello era il suo nome, unico dato leggibile in una selva di simboli indecifrabili.
    Domande e pensieri oscuri iniziarono a popolare la mente del giovane, sempre più stretto in una morsa di gelida paura.
    – disse il commissario, fino a quel momento silente, per cercare di tranquillizzare il suo sottoposto – .

    Il commissario e il poliziotto tornarono verso l’ufficio, situato al terzo piano. Salendo le scale, illuminate da ampi finestroni, il poliziotto guardò quasi istintivamente nel corso e con stupore notò che i due ceffi non c’erano più ma al loro posto c’erano due auto di grossa cilindrata, di colore nero, ferme al bordo della strada.

    Lo stupore più grande, il giovane poliziotto, dovette riservarlo però alla scena che gli si dipinse di fronte non appena il commissario ebbe aperto la porta del suo ufficio.
    Una delle sedie poste davanti alla scrivania del commissario era occupata da un uomo sulla quarantina, infilato in un abito nero che per ingannare l’attesa stava sfogliando senza interesse una rivista di armi trovata nell’ufficio.
    L’altro, uno dei due inseguitori del mattino, era in piedi accanto alla finestra e guardava fuori; il cigolio della maniglia fece voltare l’uomo in piedi, mentre quello seduto non mosse dalla posizione in cui si trovava.
    Il commissario e il poliziotto rimasero paralizzati, il primo con la mano ancora salda sulla maniglia.

    .
    Cercando di trovare le parole giuste il commissario bofonchiò
    L’uomo che era seduto chiuse la rivista, la lanciò sulla scrivania e guardò il suo collega. L’uomo che era in piedi, rispondendo ad un ordine silenzioso, estrasse un piccolo portafoglio, lo aprì e mostrò ai due poliziotti un distintivo:
    .
    Il commissario, ancora inebetito dal susseguirsi degli eventi, si guardò la mano che stringeva il floppy e istintivamente rialzò subito gli occhi verso l’individuo che intanto si era spostato dalla finestra per andarsi a sedere sulla scrivania.
    .
    Il giovane poliziotto era rimasto sulla soglia dell’ufficio, imperlato di sudore; la paura trasformatasi ora in terrore gli impediva di articolare qualsiasi suono.
    Il commissario non seppe che dire e macchinalmente tese la mano al suo interlocutore porgendogli il floppy disk.
    . Ma mentre terminava la frase, alzando lo sguardo verso la porta dove era rimasto fermo il poliziotto non lo vide più ed ebbe un moto di sorpresa.
    – disse rivolto al collega seduto e che già aveva intuito il momento.
    I due si lanciarono fuori dall’ufficio. Nel corridoio non c’era nessuno e tutto era silenzio, fatta eccezione per il rumore dei tasti di computer che proveniva dagli uffici accanto. Il commissario, riavutosi intanto da quell’incredibile incontro, era anch’egli corso in corridoio per chiedere spiegazioni ai due agenti. Ebbe appena il tempo di vederli correre lungo l’ultima rampa di scale ed uscire dalla caserma. Rimase lì, come un pugile suonato al suo angolo, chiedendosi cosa avrebbe dovuto fare dopo e senza trovare una risposta logica.

    Qualcosa di terribile legava il floppy al passato del giovane poliziotto.

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