Quando la fantasia diventa follia: uccidere in nome di un videogioco

SlendermanStati Uniti, Wisconsis, due ragazzine infliggono diciannove coltellate a una loro amica e la lasciano moribonda per terra in mezzo a un bosco. Fortunatamente un ciclista vede la piccola e riesce a prestarle soccorso. A raccontare questa orribile tragedia è il quotidiano La Stampa. I risvolti sono inquietanti.

Le due piccole hanno tentato di uccidere la propria amica per donarla in sacrificio a un personaggio nato e cresciuto sul web. Si tratta di Slender Man, un uomo cattivo e fantastico nato dalla fantasia di Eric Knudsen nel 2009. Un numero che indica la portata del fenomeno? Più di 1.300.000 utenti seguono su facebook una delle pagine che si rifanno al personaggio.

Chi è il mostro? Il web? Le ragazzine? La famiglia? Nessuno. A volte il confine tra fantasia e realtà è labile. Stephen King è stato uno degli autori che ha affrontato questo tema nel celebre romanzo Misery del 1987: una donna rapisce e tortura uno scrittore colpevole di aver fatto morire la protagonista di uno dei suoi romanzi, una vera e propria ossessione per la sua lettrice.

Il fenomeno non nasce dunque con l’avvento di internet e non scomparirà il giorno in cui tramonteranno i social network. Gli emulatori sono sempre esistiti e sempre esisteranno. In passato gli spunti erano nei libri, nei film o nelle canzoni; oggi sono nel web.

Limitare i danni è necessario. Per fare questo possiamo cercare di ridurre i momenti delle giornate in cui siamo connessi; distinguendo rapporti digitali, da rapporti virtuali; dialogando in casa; stabilendo regole di utilizzo di social network e web.

Twitter: @gioeleurso1

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