Fate caso alle parole: per anni, più o meno da quando è nato il Partito Democratico, la parola “sinistra” è stata messa ai margini del linguaggio politico italiano. Ogni tanto veniva rispolverata per raccontare di quella fetta di attivisti politici definiti minoritari e legati ai vecchi schemi del passato.
Al posto della “sinistra” arrivò il centrosinistra, tutto attaccato e senza trattino a indicare la fusione tra gli eredi dei democristiani mancini e i nipoti di quelli che fecero glorioso il PCI. Un progetto politico, dal quale nel 2007 nacque il Partito Democratico, che aveva l’obiettivo di contrastare la forza elettorale di quella che chiamavamo “Casa delle Libertà”.
Ve la ricordate la “Casa delle Libertà”? In sostanza era una federazione di partiti della destra; dentro quella comunità politica c’erano Forza Italia, Alleanza Nazionale, Lega Nord e UDC. Tra le stanze di quell’appartamento c’erano tutte le anime del centro-destra italiano: i moderati, la destra sociale, gli indipendentisti e i cattolici di destra. Nel 2009 nacque il Popolo della Libertà e il centro-destra diventò centrodestra e, con due anni di ritardo, la parola “destra” fece la fine della parola sinistra.
Fate caso alle parole: la “sinistra” è tornata! Attenzione, non mi riferisco ai militanti e dirigenti politici che ieri hanno annunciato il nuovo soggetto politico Sinistra Italiana; mi riferisco all’utilizzo della parola “sinistra”. Un esempio? Guardate qua sotto:
Ieri sera Matteo Orfini, esponente di spicco del PD, nel rispondere alla provocazione di quelli che ufficialmente sono degli avversari ha rivendicato la natura di sinistra del partito al quale appartiene. Come lui in questi giorni tanti altri. Perché tanto affanno? Vi dico la mia!
Il PD nel 2007 nasceva per rispondere alla mutazione del sistema elettorale italiano. All’epoca stavamo entrando nell’era politica del bipolarismo: due schieramenti che si presentavano alle elezioni e che si contendevano a suon di voti il primato! In un contesto del genere non c’era spazio per i doppioni, quindi via la destra e la sinistra; si salvarono solamente le sfumature che potevano ancora attrarre un bacino elettorale, nel centrodestra un esempio è stata la Lega Nord.
Poi è arrivato Grillo a mettere in discussione il sistema: nessuno aveva mai stabilito che la partita dovessero giocarsela in due ed ecco il boom del M5S. Gli anni passano e il PdL è il primo a esplodere. Il PD nonostante tutto continua il suo congresso perenne e rimane in piedi fino a oggi. Però qualcosa è cambiato e quel qualcosa ha fatto riemergere semanticamente la parola “sinistra”.
Il dettaglio che è cambiato è anche il primo grande errore politico di Matteo Renzi e ha un nome ben preciso: si chiama Italicum ed è il nuovo sistema elettorale fortemente voluto dal Presidente del Consiglio e, perché no, da Silvio Berlusconi.
La parola “sinistra” torna di moda nello stesso momento in cui nel sistema elettorale per le elezioni politiche viene introdotto il ballottaggio. Che ingenuità da parte del Premier! Se prima i soggetti definiti “minoritari” non avevano alcun peso politico, adesso sono diventati l’ago della bilancia. Un po’ come avviene per le elezioni comunali.
È qui che torna la parola “sinistra” anche sulla bocca di chi si è speso per il centrosinistra senza trattino! Un artificio linguistico utile a tamponare un’emorragia di voti che potrebbe diventare determinante ai ballottaggi.
Attenzione: sta tornando anche la parola “destra” un po’ per questi stessi motivi; un po’ per altre sfumature!
Scommettiamo che presto verrà messa mano all’Italicum e sarà tolto il ballottaggio?
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