‘Gli suardi sul MOI’: 5 riflessioni, foto e ringraziamenti

È una domenica speciale perché sono riuscito a dormire un paio di ore in più rispetto alle mie solite sette scarse, perché la neve e il freddo di questa settimana in me hanno portato una parvenza di semi-normalità e perché questa giornata chiude una settimana veramente speciale. La settimana dell’esposizione ‘Gli sguardi sul MOI’, un’esperienza che è nata come un gioco, ma che mi ha permesso di comprendere alcune cose.

Primo. La gente ha voglia di conoscere e parlare di quel che è stata l’occupazione del MOI, la più grande d’Europa. A visitare l’esposizione sono venute persone che quell’esperienza l’hanno vissuta sin dal primo giorno. Mi riferisco ai volontari del Comitato Rifugiati e Migranti, ma anche ai funzionari pubblici che hanno seguito il progetto di sgombero dolce o i residenti del quartiere. Con ognuno ho fatto due chiacchiere e ognuno ha offerto il suo punto di vista.

Secondo. Abbiamo un patrimonio immenso che non riusciamo a valorizzare abbastanza. Mi riferisco alle testimonianze e agli sguardi dei foto giornalisti torinesi. Questa esposizione è stato anche un modo per farli uscire dalla pressione della cronaca. Ognuno di loro sui propri scatti esposti avrebbe potuto raccontare una storia meravigliosa e non è detto che l’esperienza de ‘Gli sguardi sul MOI’ non si ripeta in una versione ancora più ricca.

Terzo. Lo streaming è un salvagente, ma in tempi rapidi sono necessarie le scialuppe di salvataggio. I libri, le mostre, gli spettacoli teatrali, i concerti, non possono essere veicolati dal digitale. Ne sono convinto ed è per questo che ho fortemente voluto questo momento espositivo per raccontare Calma&Karma a chi è passato dalla Tettoia dell’Orologio di Porta Palazzo. La scrittura è un’esperienza solitaria, ma una volta pubblicato, il libro diventa di dominio pubblico e l’autore deve poterlo raccontare e rispondere alle domande di chi vuole approfondire. Il web non basta.

Quarto. Un paragrafo a sé lo merita Michele d’Ottavio che da anni sta portando avanti un progetto stupendo dentro la Tettoia dell’Orologio. Fotografia a Km0 è uno spazio che vuole raccontare le storie di chi vive Porta Palazzo, una sorta di slowfood del foto giornalismo. Ecco cosa manca all’informazione moderna, il tempo di fermarsi, guardarsi attorno, ascoltare la gente, valutare le situazioni e scrivere bene le storie. Grazie a Michele per l’opportunità che ci ha dato.

Quinto. È una valutazione personale e quindi prendetela per quello che è: la narrativa è un ottimo strumento per parlare di temi più alti. Io non so se lo faccio bene (questo lo dovete dire voi), ma utilizzo il noir per parlare di argomenti che incrocio quotidianamente durante il mio lavoro di giornalista. Il MOI in Calma&Karma e il CIE ne Le colpe del nero, erano due strutture che andavano raccontate perché al loro interno racchiudono storie che altrimenti non conosceremmo. Al momento è questo quel che voglio fare.

Vi lascio con un video che abbiamo girato ieri e poi con una carrellata di fotografie, così anche chi non è riuscito a venire può vedere ‘Gli sguardi sul MOI’.

Alcuni scatti raccolti durante l’esposizione

Calma&Karma è acquistabile in libreria. Se nella tua libreria di fiducia non è presente richiedilo al tuo libraio di fiducia, così facendo mi aiuterai a potenziare la distribuzione. Lo puoi anche acquistare sul sito di Golem Edizioni.

Calma&Karma la trama

Torino, il cadavere di una ragazza di colore viene trovato sulle sponde del fiume Po. Il responsabile dell’indagine è il commissario Riccardo Montelupo, un poliziotto sui generis ma integerrimo e amatissimo dai suoi collaboratori. La scarsità di indizi e un muro di omertà rende complicato dipanare la matassa che si cela dietro questo omicidio, fino a che una fuga di notizie e la decisione di un cronista di pubblicare le immagini del cadavere martoriato daranno un’improvvisa accelerata alle indagini. In una Torino multietnica e postindustriale, in cui sfruttati e sfruttatori non sono sempre così distinguibili, si snoda una vicenda che metterà a dura prova il commissario Montelupo facendo vacillare anche alcune sue certezze.

Chi è Gioele Urso

Giornalista torinese, si occupa anche di social network e nuovi media. Dal 2002 opera in ambito radio-televisivo e digitale. Nel 2008 ha pubblicato la raccolta di racconti “Barlo”, nel 2018 ha pubblicato un romanzo noir dal titolo “Le colpe del nero” (Edizioni del Capricorno) e nel novembre 2020 ha pubblicato il romanzo noir “Calma&Karma” (Golem Edizioni). Come autore ha partecipato al Torino Film Festival con il cortometraggio “Falling Up” e al Piemonte Movie con il cortometraggio “Ezechiele 25, 17 – Chapter 8: Trashomon”.

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