Se Stefano Fassina indossasse i Ray-Ban sarebbe più “cool” e magari qualcuno lo prenderebbe più sul serio, ma non sarebbe più Stefano Fassina. Lui che non ha mai inventato un hashtag, che raramente ha alzato i toni, che ha abbandonato una poltrona dopo essere stato oggetto di una ridicolizzazione da parte di Matteo Renzi, oggi ha detto addio al Partito Democratico.
Lo ha fatto nel suo stile: durante una noiosissima conferenza stampa, rispondendo a tutte le domande dei giornalisti senza mai alzare la voce, senza pronunciare il nome di Matteo Renzi, motivando ogni singola scelta. Ieri il preannuncio durante un intervento a un’assemblea di un circolo locale del PD, in mezzo al vento, con la voce flebile e senza entusiasmo.
Stefano Fassina non è un personaggio da copertina ed è forse per questo che non piace a giornali ed elettori medi, ma ha le idee chiare. La decisione arriva, dice, dopo centinaia di riunioni con militanti sui territori. Il PD, quello che lui aveva contribuito a far nascere e crescere, non esiste più e da oggi è anche un po’ più debole perché perde un altro pezzo di sinistra, e di voti.
L’appuntamento Fassina lo lancia per il 4 luglio a Roma quando insieme a Civati e Cofferati incontrerà tutti gli ex amministratori e tesserati del PD che hanno abbandonato il partito: “L’obiettivo è quello di fare una sinistra di Governo che si misuri con il Socialismo Europeo. Ci sarebbero state vie più semplici per portare una rappresentanza in Parlamento. Il nostro è un investimento per la formazione e la selezione di una classe dirigente. L’ambizione è alta; sarà il campo ha stabilire se saremo stati in grado di mantenere le aspettative“.
Ha ragione l’ex dirigente del PD, l’obiettivo è ambizioso anche perché la strada che si vuole percorrere, quella dell’analisi e formazione politica, sembra non essere più di moda: “Noi vogliamo fare un lavoro politico. La domanda a cui cerchiamo di rispondere non è: come facciamo a riportare in Parlamento qualcuno che magari Renzi non avrebbe ricandidato” – ha dichiarato Fassina.
Si va quindi ad ampliare il gruppo delle correnti in fuga dal PD, un gruppo che guarda alla sinistra storica italiana e alle rivendicazioni sociali di sempre: lavoro, istruzione, cultura e diritti di tutti. A dirla con uno slogan, forse il primo di Fassina in tutta la sua carriera politica, “Per una sinistra che torni a essere popolare senza essere populista“.
Twitter: @gioeleurso1
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