La letteratura è magia e gli scrittori quando compongono le pagine che formeranno i romanzi sono consapevoli che i loro testi dal momento in cui verranno liberati compiranno ogni giorno piccoli miracoli. Io la penso così e l’ho pensata così anche la sera di Pasqua nel momento in cui ho terminato di leggere Il maestro e Margherita di Michail Bulgakov.
Chi ha letto l’opera dello scrittore russo avrà già compreso a cosa mi riferisco. L’autore ne Il maestro e Margherita ci fornisce una chiave di lettura soggettiva dell’umanità del suo tempo. Mette in mostra i vizi e le virtù di popolani e letterati, facendo un confronto, seppur non palese, tra l’epoca in cui vive e quella in cui venne tradito e ucciso Gesù Cristo. A testimoniare i due diversi momenti storici è il Satana in persona che arriva sulla terra, a Mosca, e scompiglia la normalità moscovita a suon di tentazioni.
Il Satana di Bulgakov non è una figura malvagia e cattiva, ma un complice fedele di Dio. Quella che ci viene proposta è, molto probabilmente, la visione di un uomo che non crede in Dio e vede il bene e il male come due facce della stessa medaglia.
L’opera in questione è stata pubblicata ben trent’anni dopo la morte dell’autore stesso avvenuta nel 1940 ed è considerata il miglior romanzo russo del secolo e anche dell’Unione Sovietica. Un testo imperdibile, un libro visionario, malinconico, realista e bellissimo con una morale di fondo: della luce possono godere solamente i giusti, ma della pace devono godere i buoni.
@gioeleurso1 – redazione@tempestadicervelli.com
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