Condividere un omicidio: il caso Pagnani e l’esigenza di riformare il web

facebookCondividere un omicidio. Approvarlo. È questo quello che hanno fatto i più di trecento utenti di facebook che ieri hanno condiviso lo stato che Cosimo Pagnani ha pubblicato prima di uccidere l’ex compagna. Su internet non vale tutto, ma in molti ancora ignorano la potenza di uno strumento che se utilizzato male può diventare pericoloso.

Sgomberiamo il campo subito da qualsiasi equivoco: uno stato di facebook dove un uomo scrive “Sei morta troia” non si condivide nè prima, nè durante, nè dopo l’assassinio. Non ci sono scuse neppure per coloro che lo avrebbero fatto per prendere le distanze o scandalizzandosi. L’emulazione è un pericolo che è sempre dietro l’angolo.

Nessuno crei alibi facili per chi dietro la tastiera di un computer ha il vizio di giustificare troppo facilmente comportamenti che nella vita reale, quella vissuta per strada, in casa o nelle piazze, creerebbero indignazione. Alcune settimane fa delle ragazze molto giovani durante una discussione in merito al mondo del web e sulla violenza online sostenevano tesi che in un contesto reale e non social non avrebbero mai sostenuto, per la serie le donne che vengono insultate online e che diventano obiettivo di violenza in qualche modo se la cercano. Non è vero. Come non è vero che una donna che indossa una minigonna attira le violenze. La violenza non deve esistere.

Più volte l’ho scritto, ma lo ribadisco: internet in questo momento è uno strumento zoppo perché molti utenti non lo sanno utilizzare e non si rendono conto di quanto sia pericoloso. È necessario fissare dei paletti, stabilire delle regole, ma potrebbe non bastare. Contestualmente si deve avviare un percorso di educazione all’utilizzo consapevole del web. È questa la prossima sfida che il web deve vincere.

Twitter: @gioeleurso1

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