Tre cose mi hanno colpito di Javier Castillo, l’autore del bestseller ‘La Ragazza di neve’: la sua semplicità, la componente di casualità che ha portato al suo successo internazionale e il fatto che abbia iniziato come self-publisher. Per tentare di comprendere quale possa essere la strada giusta da percorrere per ritagliarsi un piccolo spazio nel mondo editoriale è fondamentale rubare i segreti, quando si ha la fortuna di intercettarli, da quelli che ce l’hanno fatta.
Ho conosciuto Javier Castillo e ho avuto la possibilità di intervistarlo durante la sua visita torinese. L’autore spagnolo è stato a Torino in occasione del Salone Internazionale del Libro e io ho presentato il suo ultimo romanzo ‘Il gioco dell’anima’ alla Libreria Pantaleon di Davide Franchetto, che non ringrazierò mai abbastanza per questa opportunità.
Quando ti approcci a un autore del calibro di Castillo non sai mai come ti devi porre. In fondo stiamo parlando di uno che con ‘La ragazza di neve’ ha spopolato talmente tanto da ricevere la proposta di Netflix: il suo libro è diventato una serie in streaming di successo. Un successo che però sembra non aver contaminato Castillo.
In quaranta minuti di intervista Castillo mi ha detto numerose cose, ma quello che probabilmente mi ha colpito di più è stato il racconto di come sia arrivato al successo. Castillo prima di fare lo scrittore, lavorava nel settore delle consulenze finanziarie e quel lavoro non gli piaceva. Per questo continuava a coltivare nei ritagli di tempo la passione per la scrittura, fino al giorno in cui ha deciso di pubblicare il suo primo romanzo su Amazon.
Quella prima pubblicazione fa il botto. Ha un enorme successo. I suoi follower su twitter schizzano, i download anche e nella sua casella di posta elettronica cominciano ad arrivare le prime proposte editoriali. È da qui che nasce il successo internazionale di un autore che attualmente è tradotto in 60 Paesi e ha venduto quasi 1.500.000 di copie. Così arriva alla grande editoria e i suoi romanzi diventano casi letterari.
In Italia ancora oggi il self-publishing viene visto con sospetto dal mondo dell’editoria. Chi si autopubblica su Amazon viene percepito come un amatore, ma spesso è l’unico modo che l’autore ha per intascare qualche soldo dalla propria pubblicazione. In Italia gli autori, anche quelli che pubblicano per grandi case editrici, non riescono a vivere di questo mestiere perché pur essendo i principali fornitori del settore editoriale non ricevono adeguati compensi.
Così il self-publishing per molti autori sta diventando un’opportunità per arrotondare. Ovvio non è semplice, ma i fattori che fanno strizzare l’occhio a questo mercato sono due: la percentuale di guadagno maggiore rispetto a quanto riconosciuto dal piccolo o medio editore a parità di copie vendute e davanti a una distribuzione e promozione spesso inesistente; la possibilità di entrare a far parte del programma Amazon KDP che permette all’autore di guadagnare in relazione alle pagine lette dai lettori.
Come trovare dunque un equilibrio tra l’auto pubblicazione e la pubblicazione tradizionale? È possibile farlo? Io una mia risposta comincio ad averla e consiste nel pubblicare contenuti differenti per i due canali. Se per l’editore tradizionale pubblico il classico libro, per il mondo self posso studiare contenuti extra come racconti, spin-off, approfondimenti. Questo potrebbe essere un modo per tentare di ampliare il proprio pubblico e guadagnare qualcosa da quella che, sì è una passione, ma deve anche essere vista come un lavoro.




Chi sono? Mi chiamo Gioele Urso e sono un giornalista e autore torinese. Da giornalista mi occupo di politica, sindacale, manifestazioni di piazza, problemi di quartiere e più in generale di storie. Come autore ho pubblicato tre libri noir: ‘Le colpe del nero‘ nel 2018, ‘Calma&Karma‘ nel 2020 e ‘L’assassino dei pupazzi‘ nel 2022. Se vuoi puoi ascoltare i miei audio racconti su Spotify.