O mamma mia mi vengono i brividi. Anzi, a ben pensarci, ho anche la nausea. Magari vomito qui, sulla scrivania, tra la G e la K della mia tastiera. Ho la testa pesante e mi brucia il collo. Sento la nuca che pulsa. Non è influenza intestinale. Non è neppure la cervicale. Non è l’insalata di fagioli che ho mangiato a pranzo (anche se credo che dovrei valutare la possibilità di smettere di mangiarne chili a settimana). Io sto male perché ho letto Repubblica.
Attenzione: non perché ho letto Repubblica in generale, piuttosto perché ho letto un’intervista di Gian Luca Favetto pubblicata ieri dal titolo L’uomo che non legge i libri: “Che c’è di strano? mi annoiano”.
In primo luogo vorrei conoscere il suo nome e cognome. Il giornalista omette questo dettaglio, ma ci dice che è un importante musicista; che suona il contrabbasso e il pianoforte; che ha 46 anni; che ha una bella casa; che viaggia molto e fa viaggi pure fighi. L’intervistato, l’uomo che si guadagna una pagina su Repubblica perché non ha mai aperto un libro, ci dice che si annoia a leggere; che si possono però leggere le persone; che si guarda i film; che va in palestra a fare i pesi e correre; che a Tokyo piuttosto che leggere fa le parole crociate.
Da giornalista e lettore però ti interroghi sul valore aggiunto che può dare un’intervista del genere ad una notizia drammatica come il rapporto dell’ISTAT che certifica che nel 2013 i lettori sono diminuiti rispetto al 2012, passando dal 46% al 43% della popolazione. Chi legge non più di tre libri l’anno è circa la metà dei 24 milioni di lettori. Di questi, coloro che leggono almeno un libro al mese, cioè i cosiddetti lettori forti, sono solo il 13,9 per cento. Dunque, il 57 per cento degli italiani non legge libri.
Oggi dunque scopriamo che in teoria farebbe più notizia un’intervista a uno che non legge, piuttosto che a uno che legge. Scopriamo che sarebbe meglio fare passare il concetto che un film è meno noioso di un libro; che le parole crociate sono meglio di un romanzo; che volendo possiamo andare in palestra; che se studi pianoforte puoi fare a meno di leggere.
Però dall’intervista scopriamo anche che se non leggi, come quel musicista di cui non conosciamo il nome (cosa che mi ricorda il trattamento che viene utilizzato per i pentiti), non hai neppure grosse capacità di ragionamento perché non sei in grado di discernere una furba affermazione da una meno furba.
Che poi se il nostro musicista non lettore ben pensasse, capirebbe che tutto nasce dalla lettura: i film sono scritti prima che girati, come la musica, le parole crociate, le schede tecniche per la palestra. Leggere è noioso solamente se non si riesce a immaginare un mondo che esiste solo tra le righe che sono scritte.
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