Una cosa che troppo spesso ci dimentichiamo è che giornali e trasmissioni di Infotainment sono un prodotto e per questo motivo devono rispondere alle regole di mercato. Ovvero devono vendere. È per questo che la scelta di TGCom24 di ingaggiare Raffaele Sollecito per dire la sua opinione sui principali fatti di cronaca nera mi inquieta. Cercherò di essere un po’ più preciso.
Scopro dal sito Umbria24 che sabato 2 aprile Raffaele Sollecito ha debuttato come opinionista nella trasmissione televisiva “Il giallo della settimana“, un format che dovrebbe affiancare “Quarto Grado“. A volerlo come opinionista sarebbe stato il direttore di TGCom24 Paolo Liguori.
Per chi non si ricordasse Sollecito ha subito un processo perché accusato dell’omicidio di Meredith Kercher. Sia chiaro: Sollecito è stato assolto “per non aver commesso il fatto, [..] “mancanza di prove” certe e la presenza di numerosi errori nelle indagini“. Per la legge italiana lui è pulito.
Come dicevo all’inizio il giornalismo è un prodotto e in quanto tale deve essere venduto. Una trasmissione televisiva deve dunque fare ascolti per poter vendere al meglio i propri spazi pubblicitari. È per questo che la scelta di Liguori, anche se può non essere condivisa, può risultare dal punto di vista editoriale azzeccata. (Io non avrei fatto la stessa scelta! Sollecito si rifaccia una vita, ma non venga proposto al pubblico come esempio da seguire).
Pensateci: Sollecito ha fatto una puntata sola di una trasmissione semisconosciuta e fa già discutere. Obiettivo raggiunto!
Il problema non è Liguori; il problema è il pubblico. Evidentemente se qualcuno ha deciso di puntare su di lui invece che su un criminologo preparato ci sarà un motivo e il motivo è che ci sono persone che cercano il marcio e amano sguazzarci dentro.
Il giornalismo non è che viva un buon momento, ma una parte della crisi morale e qualitativa del settore è dovuta alla crisi culturale del telespettatore! Se l’italiano cerca solo il gossip, la storiella e non ama approfondire temi elevati, l’editore per vendere le copie necessarie a mantenere in attività l’impresa editoriale dovrà adeguarsi.
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