La comunicazione al tempo di Renzi: giornalisti inutili e tanto spettacolo

renziNon a caso il guru di Matteo Renzi in fatto di comunicazione è stato Giorgio Gori, che magari, chi può saperlo, gli avrà dato qualche consiglio anche ieri quando il Presidente del Consiglio ha deciso di correre ai ripari contro le polemiche degli insegnanti producendo e pubblicando un video comunicato sulla riforma della scuola.

Un prodotto che è diventato subito virale e che è di enorme interesse dal punto di vista comunicativo. Molto schematicamente cercherò di spiegarvi cosa mi ha colpito:

1) Renzi aggira i media tradizionali: nell’epoca dei social media il Presidente del Consiglio avrebbe potuto seguire anche un altro percorso, ovvero avrebbe potuto convocare una conferenza stampa e spiegare ai giornalisti le stesse cose che ha detto nel video. Producendo un video che poi è stato pubblicato direttamente sul web lui si è rivolto direttamente al pubblico, annullando la mediazione giornalistica, raccontando la propria verità e spostando il livello della notizia dai contenuti del suo comizio, alla lavagna che ha utilizzato.

2) La lavagna: la scelta di utilizzare il simbolo della scuola per parlare della riforma tanto discussa è azzeccatissima e allo stesso tempo indicativa di un paio di fattori. Primo, Renzi utilizzando la lavagna seleziona già un target specifico di persone che vuole empaticamente convincere: insegnanti e genitori. La lavagna è un simbolo forte, ma allo stesso tempo “vecchio” che preme sul sentimento, anche inconscio, di chi ha vissuto quello strumento quando andava tra i banchi di scuola; non preme certamente sui ragazzi che oggi vivono di tablet, slide e cellulari. Secondo, è un oggetto scenico che calamita buona parte dell’attenzione e distoglie dal contenuto vero e proprio: quanti si saranno soffermati a leggere i titoli scritti sulla lavagna smettendo di ascoltare le parole del Premier?

3) Renzi scrive: anche questa è una scelta in parte scenica, di copione. Il Premier agitando il polso sulla lavagna trasmette un senso di operosità, ovviamente sto ragionando su quelle sensazioni inconsce che ognuno di noi subisce dal linguaggio non verbale. Allo stesso tempo però fissa i punti che per lui sono importanti, quelli che lui vuole che rimangano alla fine del suo discorso.

4) I movimenti del corpo: Renzi guarda in camera come uno showman consumato; gesticola con le mani esprimendo sicurezza e rassicurando; avanza verso la telecamera aggredendo lo spettatore e mettendolo in una posizione di inferiorità. Così facendo riafferma la gerarchia tra lui e chi lo sta guardando.

5) L’ultimo punto sono due domande: quanti di voi hanno rivisto il video prima di leggere i cinque punti? Quanti di voi hanno letto tutti e cinque i punti? Renzi è consapevole che la maggior parte di noi ormai sono prima di tutto spettatori e telespettatori e la sua comunicazione sfrutta la nostra curiosità. E in parte depotenzia la discussione, l’analisi e l’approfondimento.

Twitter: @gioeleurso1

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