Il problema non è Barbara D’Urso, il problema è chi legittima Barbara D’Urso! Attenzione, non si tratta di un dettaglio perché, pur essendo una semplice conduttrice televisiva e non una giornalista, ha tutto il diritto di ospitare nel proprio salotto chi vuole. Il punto in questione è lo schiaffo dato dal Premier al mondo del giornalismo italiano.
È stata persa la dimensione istituzionale della comunicazione politica. Se una volta gli esponenti del Governo parlavano prima dentro le aule parlamentari, poi in conferenza stampa e infine in televisione oggi avviene esattamente il contrario: prima la tv, poi la zona mista e infine l’aula parlamentare.
Renzi non ha voluto riferire davanti all’interlocutore più autorevole; Renzi si è cercato il salotto più affollato. A confermare la questione è stata la stessa D’Urso che ha confessato di aver ricevuto un sms dal Presidente del Consiglio dei Ministri con il quale si autoinvitava all’interno del suo programma. Il problema non è dunque la D’Urso, ma Renzi che ha delegittimato il ruolo della stampa in Italia.
E sì, perché è vero che il Premier parla un po’ dove gli pare, ma è anche vero che ha un ruolo davanti al Paese e dovrebbe rispondere delle sue scelte o delle sue intenzioni davanti a quello che una volta veniva definito il quarto potere. Allora perché il giornalismo italiano ha preso questo schiaffio e, a dirla tutta, sta anche porgendo l’altra guancia?
Voi credete che in altri salotti, magari politicamente riconosciuti, i contenuti dell’intervista sarebbero stati altri? Credete che il mordente dell’intervistatore sarebbe stato più tenace? Magari meno confidenziale, ma sono secoli che non mi ricordo (Annunziata a parte) un’intervista come si deve a un Premier!
Le testate giornalistiche non vengono più riconosciute dal lettore come organi al di sopra delle parti e dunque è normale che un Premier tra un giornale o un programma politico visto da 100 persone e un salotto televisivo visto da 1.000 scelga il secondo.
Come si è arrivati a questo punto? I motivi sono tanti e vanno dalla commistione tra politica e giornalismo, passando per strategie editoriali pessime. Poi si dovrebbe parlare di un Paese che non legge, che non si informa e che non ha spirito critico, ma oggi è lecito puntare il dito su chi ha fatto perdere credibilità a una categoria intera, chi, per citare Enrico Rossi il presidente della Regione Toscana, ha fatto tanto renzismo e poco giornalismo, anche tanto grillismo e poco giornalismo o tanto leghismo e poco giornalismo o tanto berlusconismo e poco giornalismo.
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Questo pirla vada a discutere con Travaglio o Scanzi , anziche’ con donnette da gossip .